25 maggio 2012

Il viaggio sul comodino

L'altro giorno non sono scesa alla mia fermata.  Ho sentito il campanello dell'autobus suonare e da quello che potevo percepire attorno a me, era ora di tirare fuori le chiavi dalla borsa ed alzarsi. 
Sono rimasta seduta, al posto dietro al conducente, con la testa bassa. Eravamo io, la borsa del computer e un libro. Leggevo da quando ero salita ed ero talmente tanto dentro la storia che ho deciso di farmi un altro giro e iniziare un nuovo capitolo.

Il libro è tra i viaggi più preziosi mai sperimentati. Ha l'inestimabile potere di farti salpare l'ancora senza bisogno di muoverti, senza biglietto, senza check-in, senza valigia, senza passaporto e soprattutto con la formula all-inclusive.
Il suo fascino risiede nella libertà d'immaginazione: le persone che incontreró, i luoghi che visiteró, tutto guidato dal filo conduttore del narratore e rielaborato da me. Quando lo apro alla prima pagina ho la stessa emozione di quando salgo su un treno o su un aereo e aspetto di partire. Mi porterà dove mi aspetto? 



Non ci sarà bisogno di macchine fotografiche. Le immagini restano con me, perché sono io a disegnarle. Non c'è Lonely Planet nella borsa o cartina in tasca perché è lui a indicarmi la strada. Le pagine numerate, il nord da seguire; i capitoli, i boulevard da percorrere.
Le emozioni che provoca sono reali, anche se impalpabili. 


Puó farmi arrabbiare, spaventare, ridere, riflettere o innamorare. Quando voglio. Basta che lo riapra. 
Uscire di casa senza libro per me è come uscire senza un indumento indispensabile. Mi sento a disagio senza, e forse sarà patologico.
Ma mi dà la sicurezza di potermici fiondare e ricoverare, estraniarmi per qualche minuto e prendermi una vacanza da ciò che mi circonda. Se lo voglio.






La sera, quando gli occhi fanno ondeggiare le righe e le mescolano tra loro, rimetto il libro sul comodino. E ogni volta, prima di addormentarmi, si apre la sezione "riflessioni e divagazioni". 

Immagino finali alternativi, luoghi che non ho mai visitato, persone che non ho mai conosciuto, dialoghi mai esistiti. 
Questo non me lo toglierà mai nessuno. 
Il momento prima di addormentarmi. 
L'elaborazione del viaggio.

Arrivata al capolinea ho messo il segnalibro al suo posto e sono scesa. 

Poco più avanti mi aspettava un autobus pronto a ripartire. Questa volta per portarmi a casa. 
Ma n'è valsa la pena. 
E poi, dopotutto, se leggi sull'autobus, sul treno o mentre ti muovi, viaggi per due volte. 

O meglio, viaggi al quadrato.



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