26 maggio 2012

London calling

Parafrasando i Clash: Londra.
Londra mi chiama, è come se dovessi soddisfare una necessità e tornarci di tanto in tanto.
E' un VIAGGIO che devo fare.
A salvarmi c'è la compagnia low cost, quella lì, si quella blu e gialla, se non ci fossero le sue tariffe super scontate io col cavolo che potrei permettermi di farmi il week-end-ino.
Vado per andare sempre negli stessi posti: negozietti vari ed evantuali di vinili, a sfogliare scatoloni di dischi spesso troppo stretti per vederne la copertina e volentieri piuttosto impolverati, che ti ritrovi le dita grigie; negozi di accessori inutili, di quelli che li vedi sui siti internet americani e non compri perché dagli Usa poi si fermano in dogana, negozi di improbabili accessori vintage...
Per sentire odori (mamma quanti odori!) e vedere colori. Mangiare improbabili cartocci in tutte le bancarelle di tutti i mercati che esistono (e son tantiii).
E vado per camminare tra le casette a schiera bianche.
C'è di folcloristico sicuramente la gente, a Londra se ne vede di ogni ma se c'è una cosa palese è che no, non è certo la capitale del buon gusto. Lì si che Enzo e Carla avrebbero da fare!
E poi io ho freddo, e queste tutte coi piedi nudi (via di luoghi comuni qua eh!) ma è così, ogni volta me ne stupisco...
E in primavera ci sono i tulipani, che poi quando (per appena per un secondo) esce il sole son ancora più belli.
Londra mi ricorda le persone del mio cuore, e se potessi ci vivrei lì (però no lavorarci eh! viverci da mantenuta... facciamo che da domani mi do alle lotterie?!?!)

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