20 maggio 2012

Nipoti di Penelope.

La donna non è un essere viaggiante.
Ce lo insegna Omero e il liceo lo ripete anno per anno.
Mai sentita una sciocchezza simile.

Dal bolognese farsi dei viaggi: darsi delle arie, mettersi in posizione di superiorità.
Le fighesse tirate a fionda, con coda di cavallo e super abbronzatura da cent'euri in lampade.
Le coscione chilometriche, con minigonne giropassera e eyeliner che parte da un occhio, fa il giro della testa e si conclude sull'altro.
Le artigliate, con unghie che inglobano fiori, swaroski e trilobiti del pleistocene.
Quelle col cane nella Vuitton.
Quelle con la Vuitton di cane.

La mia miopia.
Il motivo per il quale, alle volte, mi sono fatta dei viaggi anche io.


Dall'italiano farsi dei viaggi: fare voli pindarici, elaborare pensieri slegati dalla realtà.
E in questo noi altre siamo campionesse olimpioniche.
Tutte prima o poi, durante le nostre fasi meditative, abbiamo dato spazio alla fantasia creando mostri.
Cercando alibi.
Dando spiegazioni affatto plausibili.
Litigando, arrabbiandoci e facendo pace in autonomia.

Per questo siamo pioniere, cercatrici, minatrici, esploratrici e tanto altro.
Niente noia.
Niente riposo.

Sarà per questo che quando è ora di far vacanza i miei uomini mi piantano in asso?




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