4 giugno 2012

Quarta stanza a sinistra

Settembre 2005.
"Ciao. La tua stanza è la quarta a sinistra. Ci vediamo stasera dopo il lavoro."


Forse la cosa che mi mancherà di più è la pace della sigaretta sul balcone dopo cena. 
Anche perché rientrata in camera, la camera indicata dal post it, quella pace si dissolve in polvere, che non si distingue da quella che ricopre gli scatoloni, ormai chiusi da giorni con lo scotch marrone.Magari quella sigaretta continuerò a fumarla sul nuovo balcone. Ma non sarà mai la stessa sigaretta.
È pazzesco come le persone riescano ad affezionarsi alle cose, ai luoghi, alle 
situazioni, così intensamente come fossero persone.Ed è pazzesco come le persone riescano ad essere così involontariamente profetiche con un semplice biglietto colorato.
"La tua stanza..."


In fondo quando sono sbarcata qui guardavo questo posto con sospetto. Ricordo che attraversai l'ingresso e il corridoio, contando le porte sulla sinistra, con il post it verde in mano, per cercare la mia camera: una cassapanca, una rete singola, una scrivania nera, pavimento in marmoridea, finestra luminosa.Focalizzai bene il colore delle piastrelle della cucina, le porte delle stanze, i balconi e gli angoli meno battuti dello sgabuzzino. 
Con la consapevolezza e l'emozione che comunque sarebbero divenuti
parte di me, un giorno.


Quel giorno ora è arrivato. 
E proprio adesso che sto per spazzare per l'ultima volta questi pavimenti, capisco che questo posto, queste strade, questa città, mi appartengono.
"La tua stanza..." 
Diceva il biglietto.


La consapevolezza è quella che quando chiuderò questa porta a chiave, non sarà più come prima. Il che è una grande fortuna. Altrimenti non riuscirei mai ad appartenere a nessun altro posto.


Sfilo un'altra sigaretta, e suggello l'appartenenza.


La prossima sarà quella delle emozioni, delle osservazioni e delle scoperte. 
Sul nuovo balcone.
Giugno 2012.
"Ciao. La mia stanza era la quarta a sinistra. Trattala bene. M."



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