21 settembre 2012

Vee come Tsunami

Ecco da cosa sono stata - ancòra - investita.
Ci ho messo un po' a capirlo, e se proprio mi volete sincera, non me ne sarei accorta se non l'avessi visto - ancòra - negli occhi di chi mi sta accanto.
Proprio come tutte le cose che mi caratterizzano da sempre e che non sono mai pronta ad ammettere.
Ogni volta che un evento mi travolge, di qualsivoglia natura, si traduce in fiumi di parole [che vorrei dire], e-mail [che vorrei comporre], messaggi [che vorrei inviare], (grazieaLaifIsNaosemprepiùspessomeno) telefonate [che vorrei fare] per comunicare al mondo come mi sento.
Perché io le invidio davvero tantissimo quelle persone riservate, che gioiscono in silenzio, che soffrono in silenzio, che si annoiano in silenzio, che odiano in silenzio...io no, io non sono capace, a me si legge in faccia quel che ho dentro, mi si riflette negli occhi, si percepisce dalle twitminchiate che lancio nel web. E quel che viene fuori poi, sotto forma di sfoghi, non è null'altro che il risultato di quello tsunami che ho dentro.
Ho un modo davvero brutto, io, di elaborare le emozioni.
E' un tumulto, investo cose, persone, sono rumorosa, divento invasiva, eccessiva. E talvolta faccio male. Oh sì, faccio anche male. Le cose che escono dalla mia bocca possono far più male dei tagli con la carta, senza star qui a spiegare quanto fanno male e come sono fastidiosi.
Non posso neanche fare finta, volendo.
Così investo i poveri tapini che poi fan parte di quel meraviglioso insieme chiamato amici. E allora ecco che, così come riconosco le mie gioie nei loro sorrisi, riesco anche ad intravederne il dolore. E il silenzio di chi non può far nulla per fermarlo mi fa capire cose.
Tornando allo tsunami, ce l'avete presente, no?  Una potenza bestiale, rumorosa, distruttiva.
Anche io, molto analogamente, non mi so fermare.
Non si può riuscire a fermarla, l'acqua di questo tsunami.

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