13 marzo 2013

La zingara



Ho difficoltà a chiamare un luogo casa.
In questi anni ne ho cambiate parecchie.
C’è quella dove sono cresciuta e dove ancora vivono i miei. Mio padre vorrebbe che io chiamassi casa solo quella. Per lui tornare a casa significa tornare li. Soffre non tanto in silenzio quando mi sente dire “sono a casa”…  e  sono a centinaia di km di distanza e non sotto il suo stesso tetto.
Forse è per questo che mi definisce affettuosamente zingara. Perché non ho una dimora, un luogo in cui sentirmi a casa.
E io sono irrequieta per questo. Lo so.
Ma casa non è un appartamento.
Non sono quattro mura e un tetto.
Casa è qualsiasi luogo dove provi quella rara sensazione di perfezione. Quel posto dove vuoi stare in quell'esatto  momento. Io qui ora. E’ il momento felice al presente.
Casa è Roma ad agosto. Mari Ermi un martedi mattina di luglio alle 8. Il suo abbraccio, nudi , a cucchiaio, dopo aver fatto l’amore. La poltrona sul terrazzo la domenica mattina. Casa è il gradino dove ti fermi a bere una birra d’estate, un tappeto e un divano colmi di amici, un prato una tovaglia e un libro, un gelato a passeggio una sera di primavera…
Se esistessero quattro mura capaci di accogliere tutto questo... quella sarebbe la mia CASA. Non esiste? Beh…sono un architetto, primo o poi la progetto!











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