4 luglio 2013

Strega comanda colore...



Vuole colore...


VERDE:
Come la scatola in cui la nonna conservava i suoi "gioielli" più vistosi per far giocare me e le mie sorelle.
Contro le regole dell'eleganza, sceglievo le pietre più grandi, colorate e lucide e mi apparecchiavo orecchie, collo, polsi e dita.
"Giochiamo a Le signore?"






ROSSO:
Come il sacco che gonfiava la pesante lucidatrice per pavimenti.
Era un marmo chiaro, un corridoio lungo, ed io la impugnavo con la convinzione di renderlo lucido a specchio.
Ma era la lucidatrice a portare me.
"Dai mamma, gioco a La casalinga!"







BIANCO:
Come il gessetto che disegnava una successione di quadrati e numeri per terra, nel cortile di casa.
Poche ore dopo i compiti, nel pomeriggio, sotto gli occhi della mamma di turno al balcone.
"Scendi Valeria, che giochiamo a Campana!"







ROSA:
Come l'ascensore che si muoveva su e giù tra i tre piani della casa di Barbie.
Era un continuo viavai di amici, nel soggiorno del primo piano; a piano terra si cucinavano polli di gomma e sfornavano torte di Das, sempre troppo grandi.
Al terzo piano Barbie e Ken dormivano beatamente, perché le mie sorelle erano ancora troppo piccole.
"E' l'ultima volta che gioco con le Barbie!"






BLU:
Come il campi di pallavolo d'estate, il mare intero.
Tutto un pullulare di gruppetti spontanei che, in cerchio, arrivavano a passarsi la palla per almeno cinque volte, la quinta a quello che avrebbe schiacciato alla ragazza su cui, letteralmente, fare colpo.
"Vado in acqua a giocare a Cinque si schiaccia!"









NERO:
Come la copertina del Moleskine da cui passano queste parole scritte, prima di raggiungere la tastiera.
E' un pomeriggio di Giugno, e ricostruisco il filo dei miei giochi, nel silenzio della mia casa che ho giocato ad arredare, giocando a fare l'architetto, per giocare a La moglie.





E allora mi ricordo: il mio gioco preferito, quello a cui non so dare un colore, è SCRIVERE.



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